RISCHIO RADON NEGLI AMBIENTI INDOOR
- inggandinomila
- 6 feb 2024
- Tempo di lettura: 7 min

Che cos’è il radon?
Il radon è un gas di origine naturale che deriva dal decadimento dell’Uranio presente nei suoli.
Sappiamo che esso è presente in maniera diffusa e varia sul territorio italiano, in particolare quello montano o vulcanico e che, decadendo, si lega al particolato dell’aria e penetra nell’organismo tramite le vie respiratorie.
Entrando più nel dettaglio, il radon (222Rn) è un elemento radioattivo appartenente alla serie dell’Uranio-238 (238U). L’Uranio-238 è presente in tutte le rocce e i suoli, per questo anche il radon è molto diffuso, essendo un prodotto del decadimento nucleare del Radio all’interno della catena di decadimento dell’uranio. Il suo isotopo più stabile è appunto il radon-222 che decade nel giro di pochi giorni, emettendo radiazioni ionizzanti di tipo alfa e formando i suoi cosiddetti prodotti di decadimento, tra cui il polonio-218 e il polonio-214, che emettono anch’essi radiazioni alfa.
La radioattività del radon si misura in Becquerel (Bq), dove 1 Becquerel corrisponde alla trasformazione di un nucleo atomico al secondo. La concentrazione nell’aria si esprime in Bq/m3, indicando così il numero di trasformazioni al secondo che avvengono in un metro cubo d’aria.
Il radon ed i prodotti del suo decadimento radioattivo forniscono il contributo più rilevante alla dose da radiazioni che gli individui ricevono dalle sorgenti naturali di radiazioni ionizzanti (valore medio mondiale: 1,2 millisievert per anno - mSv/anno).
Qual è il rischio del radon?
Il rischio radon riguarda l’effetto biologico che può indurre a mutazioni genetiche, causando possibili tumori e leucemie.
Il radon è un gas inerte ed elettricamente neutro, per cui non reagisce con altre sostanze. Di conseguenza, così come viene inspirato, viene espirato. Tuttavia è anche radioattivo, ossia si trasforma in altri elementi, chiamati prodotti di decadimento. Questi sono elettricamente carichi e si attaccano al particolato presente in aria che può essere inalato e fissarsi sulle superfici dei tessuti polmonari. Gli atomi, così depositati (in particolare due isotopi del polonio, Po-218 e Po-214), sono ancora radioattivi ed emettono radiazioni alfa che possono danneggiare le cellule.
Molteplici studi epidemiologici confermano che l’esposizione al radon (inalazione di radon) aumenta il rischio di cancro polmonare nella popolazione generale. La percentuale di tutti i tumori polmonari attribuibili al radon è stimata tra il 3% e il 14%.
Gli studi epidemiologici hanno confermato anche che non esiste una “valore di concentrazione-soglia” al di sotto della quale l'esposizione al radon non presenti rischi. Anche basse concentrazioni di radon possono causare un piccolo aumento del rischio di cancro ai polmoni: è necessario pertanto far sì che le concentrazioni di radon indoor siano le più basse possibili.
Dove si trova il radon?
Le Regioni a maggior rischio di emissione sono Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Lombardia.

Fonte Istituto Superiore della Sanità
In Italia sono state effettuate, nell’ambito di campagne di misura condotte da enti ed istituti pubblici, misure della concentrazione di radon in più di 50.000 edifici, tra abitazioni (circa 36.000), scuole (circa 8.300) e luoghi di lavoro (circa 7.500), distribuiti su tutto il territorio nazionale.
La media annuale nazionale della concentrazione di radon è risultata pari a 70 Bq/m3, superiore a quella mondiale che è stata stimata intorno a 40 Bq/m3. Nel 4,1% delle abitazioni si è misurata una concentrazione superiore a 200 Bq/m3, e nello 0,9% una concentrazione superiore a 400 Bq/m3.I valori medi sono molto variabili da regione a regione. - Fonte ARPA Lombardia
Il radon si forma nel sottosuolo e tende ad allontanarsi dal sito iniziale per fuoriuscire in atmosfera: in genere le concentrazioni di radon in aria esterna (radon outdoor) sono comunque molto basse, dell’ordine di pochi Bq/m3.
Diversamente, quando sul suolo sorge un edificio, il radon può penetrarvi e permanere raggiungendo concentrazioni in aria anche elevate (radon indoor): per tale ragione, dal punto di vista sanitario, il radon viene considerato un fattore di rischio tipico degli ambienti confinati.
Il radon indoor è presente negli ambienti di vita, di lavoro, negli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.) e in quelli ricreativi (cinema, palestre, ecc.). La natura geologica del sito, la tipologia costruttiva dell’edificio, i materiali da costruzione utilizzati, nonché le modalità di ventilazione sono tra i parametri più determinanti per il livello di concentrazione di radon indoor.

Cosa prevede la normativa?
Nel 2020 viene pubblicato il D. Lgs. 101/2020, in attuazione della Direttiva EURATOM 2013/59, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti.
Al suo interno un intero capitolo è dedicato all’esposizione a radon e sono ridefiniti i livelli di riferimento per il radon indoor, al di sopra dei quali è necessario mettere in atto opportune misure di riduzione delle concentrazioni:
Per le abitazioni:
o 300 Bq/m3, in termini di concentrazione media annua di attività di radon in aria, per le abitazioni esistenti
o 200 Bq/m3 per abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024
Per i luoghi di lavoro: 300 Bq/m3
Come misurare il radon?
Per ottenere una misura significativa del livello di radon medio cui si è esposti all’interno di un’abitazione o di un ambiente di lavoro è necessario tener conto che la concentrazione del radon varia, oltre che da zona a zona del territorio, anche nel tempo, a causa dei numerosi fattori che condizionano questo fenomeno. La presenza del radon in un ambiente chiuso varia continuamente sia nell’arco della giornata sia stagionalmente (di norma in inverno si hanno concentrazioni maggiori che in estate).
Pertanto, è importante che la misura si protragga per tempi lunghi, generalmente un anno. Lo strumento di misura più opportuno per rilevazioni di lungo periodo è il cosiddetto dispositivo o dosimetro passivo, che fornisce un valore medio della concentrazione di radon in aria nel periodo di esposizione (detto anche periodo di campionamento).
Piano Nazionale di Azione
Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del decreto avrebbe dovuto essere pubblicato il Piano nazionale d'azione per il radon (estate 2021); si prevede che la pubblicazione slitterà nel 2024.
Il Piano di Azione dovrà trattare più nel dettaglio i rischi di lungo termine dovuti all'esposizione al radon e dovrà individuare:
le strategie, i criteri e le modalità di intervento per prevenire e ridurre i rischi di lungo termine dovuti all'esposizione al radon nelle abitazioni, negli edifici pubblici e nei luoghi di lavoro, anche di nuova costruzione, per qualsiasi fonte di radon, sia essa il suolo, i materiali da costruzione o l'acqua;
i criteri per la classificazione delle zone in cui si prevede che la concentrazione di radon come media annua superi il livello di riferimento nazionale in un numero significativo di edifici;
le regole tecniche e i criteri di realizzazione di misure per prevenire l'ingresso del radon negli edifici di nuova costruzione nonché' degli interventi di ristrutturazione su edifici esistenti che coinvolgono l'attacco a terra.
Sulla base delle indicazioni contenute nel Piano di Azione, le Regioni dovranno individuare le aree in cui si stima che la concentrazione media annua di attività di radon in aria superi il livello di riferimento in un numero significativo di edifici e definire le priorità d'intervento, anche attraverso la pubblicazione di opportuni elenchi di Comuni.
Esperto in interventi di risanamento radon
Il D. Lgs. 101/2020 ha istituito la figura dell’Esperto in interventi di risanamento radon, professionista iscritto agli albi tecnici, con formazione specifica sull’argomento attestata mediante la frequentazione di corsi di formazione dedicati, della durata di 60 ore, su progettazione, attuazione, gestione e controllo degli interventi correttivi per la riduzione della concentrazione del Radon negli ambienti.
Valutazione del rischio radon nei luoghi di lavoro
Secondo il D. Lgs. 101/2020 (art. 16), le norme relative alla protezione dal radon nei luoghi di lavoro si applicano:
alle attività lavorative svolte in ambienti sotterranei
negli stabilimenti termali
nei luoghi di lavoro seminterrati o al piano terra se ubicati in aree prioritarie (opportunamente definite)
se svolti in “specifici luoghi di lavoro” da individuare nell’ambito di quanto previsto dal Piano Nazionale di Azione Radon
Nei luoghi di lavoro sopra citati è richiesta la misurazione della concentrazione di radon in aria media annua e nel caso superi il livello di riferimento, si richiede l’adozione di “misure correttive” volte a ridurre i livelli medi di radon indoor.
La prima valutazione della concentrazione media annua di attività del Radon deve essere effettuata entro 24 mesi dall’inizio dell’attività o dalla definizione delle aree a rischio.
Il documento che viene redatto a seguito della valutazione è parte integrante del Documento di Valutazione dei Rischi. Se non vengono superati i livelli di riferimento le misurazioni possono essere ripetute ogni 8 anni o in caso di lavori di ristrutturazione a livello dell’attacco a terra o di isolamento termico.
Se viene superato il livello di riferimento di 300 Bq/m3, entro due anni devono essere adottate misure correttive per abbassare il livello sotto il valore di riferimento.
L’efficacia delle misure viene valutata tramite una nuova valutazione della concentrazione.
A seguito di esito positivo (minore di 300 Bq/m3) le misurazioni possono essere ripetute ogni 4 anni.
Se invece la concentrazione risultasse ancora superiore è necessario effettuare la valutazione delle dosi efficaci annue, tramite esperto di radioprotezione.
Se la dose efficace risulta inferiore a 6mSv/anno, è sufficiente tenere sotto controllo la situazione fintanto che ulteriori misure correttive non riducano la concentrazione sotto soglia. Al contrario, se il livello di riferimento è superiore a 6 mSv/anno, si rende necessario adottare i provvedimenti previsti dal Titolo XI del D. Lgs. 81/2008 (lavoratori classificati professionalmente esposti alle radiazioni).
Interventi di bonifica
Esistono molteplici possibilità di intervento; il fattore su cui è più immediato e semplice intervenire per ridurre le esposizioni al gas radon indoor è quello legato alla tipologia e alla tecnologia costruttiva dell’edificio.
Le tecniche di controllo dell’inquinamento indoor da gas radon possono essere schematicamente riassunte in:
barriere impermeabili, in modo da evitare l’ingresso del radon all’interno degli edifici con membrane a tenuta;
depressione alla base dell’edificio, al fine di intercettare il radon prima che entri all’interno degli edifici aspirandolo per espellerlo poi in atmosfera;
pressurizzazione alla base dell’edificio, in modo da deviare il percorso del radon creando delle sovrappressioni sotto l’edificio per allontanare il gas.
Possibili modalità di intevento: 1. posa membrana - 2. depressione base edificio - 3. pressurizzazione base edificio
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